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Il liceo non rinuncia al sabato in classe

L’ingresso dell’istituto superiore “Da Vinci” di Arzignano.  A. MAS.
L’ingresso dell’istituto superiore “Da Vinci” di Arzignano. A. MAS.
L’ingresso dell’istituto superiore “Da Vinci” di Arzignano.  A. MAS.
L’ingresso dell’istituto superiore “Da Vinci” di Arzignano. A. MAS.

Settimana corta sì o no? Nelle scuole superiori il tema infiamma studenti, genitori e docenti. Enti locali e uffici scolastici. Qualche settimana fa sono stati gli alunni delle superiori di Brescia, circa duemila, a scendere in strada per protestare contro la volontà di concentrare su cinque giorni le lezioni. E anche ad Arzignano, al liceo Da Vinci, ultimo baluardo delle superiori dell’Ovest Vicentino dove si continua a far lezione da lunedì a sabato, un referendum indetto per valutare se abbandonare la settimana lunga, ha visto vincere i “no”. Su un migliaio di studenti 644 hanno votato contro la settimana corta, 262 a favore e 44 si sono astenuti. Tra gli insegnanti 67 contrari e 14 favorevoli. Nel consiglio d’istituto 16 no e 2 sì. Su 335 genitori: 276 contrari e 79 favorevoli. Soltanto il personale Ata ha votato, per oltre la metà, per la settimana corta. «Abbiamo sviscerato pro e contro - spiega la dirigente scolastica Eleonora Schiavo -. Da anni organizziamo lezioni su sei giorni fino alle 11.45 o alle 12.35, perché poi partono le opzioni facoltative, ovvero i potenziamenti di lingue ed informatica, gli sportelli di recupero, il progetto con le lezioni universitarie. Tutta una serie di attività di potenziamento dell’offerta formativa che con la settimana corta non sarebbero attuabili. E pur essendo facoltative sono frequentate da più del 60% degli studenti. Inoltre, avere interrogazioni e verifiche spalmate su 6 giorni aiuta. Senza contare che la gestione degli spazi, con 47 classi, è già al limite».

Diversa la scelta negli altri due istituti dell’Ovest. Il “Ceccato” di Montecchio, un migliaio di studenti, undici anni fa è stato il pioniere della settimana corta, seguito poi dal “Galilei” di Arzignano. «Il Provveditorato ce lo indicò come modello da seguire - spiega la dirigente del “Ceccato” Antonella Sperotto. A lezione si va da lunedì a venerdì fino alle 13.30 con un rientro fino alle 16. La settimana corta è stata una scelta maturata in anni in cui non ne parlava nessuno. Ma consente ai ragazzi il sabato di avere la giornata di planning e studio. E la domenica di staccare. Così gestiscono meglio anche le attività personali».

«La settimana corta permette ai ragazzi di recuperare energie - spiega Carla Vertuani dirigente del Galilei, circa 770 studenti - e di seguire meglio i tempi di apprendimento. L’altro effetto è di stimolo ai docenti per adottare nuove metodologie didattiche per mantenere la capacità di attenzione degli studenti, che restano per due giorni fino alle 14.30».

Luisa Nicoli

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