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Il caso

La bufera sugli alpini, Rucco: «L’adunata non si deve toccare»

«Non è vietando le adunate che si risolve il problema». Tra le voci intervenute per commentare la bufera che ha travolto gli alpini dopo i fatti di Rimini, cioè dopo che oltre cento donne hanno testimoniato di aver subito molestie sessuali da parte di alcuni partecipanti al raduno di domenica, mancava finora quella del sindaco e presidente della provincia Francesco Rucco. Il primo cittadino a quell’adunata c’era, assieme al consigliere comunale Leonardo De Marzo che ha portato la bandiera della città; e sulla vicenda che sta dividendo la politica, le istituzioni e l’opinione pubblica tra chi difende a spada tratta le penne nere e chi le attacca, la sua posizione è in equilibrio tra la solidarietà agli alpini e la condanna delle molestie segnalate. Con un “alt” chiaro, però, a chi mette in discussione le prossime sfilate nazionali. Il riferimento è alla petizione lanciata dall’associazione “Non una di meno” sulla piattaforma Change.org che chiede lo stop delle adunate per un biennio. Un appello che ha raccolto oltre 11 mila firme in tutta Italia e che rischia di travolgere anche il maxi raduno del 2024, quello cui Vicenza si è candidata con grandi aspettative dopo l’occasione sfumata del 2016. Motivo in più per respingere l’idea di una eventuale sospensione. «Non è vietando gli assembramenti, ma vigilando, tutti, perché non si verifichino eccessi che si risolve il problema. Altrimenti avranno vinto loro, quelli delle prevaricazioni. Che non sono alpini», considera Rucco che interviene in qualità di presidente della Provincia e «a nome» degli enti che rappresenta e dei sindaci vicentini («tanti») che in questi giorni si stanno mettendo in contatto con lui.

Le sue parole mettono innanzitutto in chiaro la stima e riconoscenza nei confronti delle penne nere: «Lo ribadisco senza esitazioni - afferma - il nostro territorio deve tanto agli alpini, al loro coraggio in tempo di guerra e alla loro passione in tempo di pace. Gli alpini ci sono sempre quando abbiamo bisogno di una mano ed è nostro dovere come istituzioni ringraziarli sempre». Ma davanti alle accuse di comportamenti inappropriati, di molestie verbali e fisiche sessiste che hanno investito il corpo militare, Rucco non si tira indietro: «Ci sono stati episodi di molestie e di mancanza di rispetto nei confronti delle donne, non importa quanti e non importa se seguiranno denunce, ciò che conta è che sono successi. Come si stanno verificando a Torino in occasione dell’Eurovision Song Contest, come si sono verificati a Milano a Capodanno e come purtroppo si verificano sempre quando ci sono altre concentrazioni di persone. Anzi, di “branchi”. Perché il problema è proprio questo. È un problema culturale, di educazione». E aggiunge: «Il problema non sono gli alpini e ha fatto bene il presidente nazionale Sebastiano Favero a condannare senza mezzi termini, come hanno fatto bene tutti coloro che hanno preso posizione. La migliore solidarietà che possiamo dimostrare alle donne è non sottovalutare, perché sottovalutare è già giustificare». Da qui l’auspicio che i responsabili dei comportamenti incriminati siano identificati e nei loro confronti scattino provvedimenti. «Gli alpini sono persone perbene - conclude - sono promotori della tradizione di solidarietà della nostra terra, custodi dei nostri valori tra cui c’è il rispetto per le persone. I veri alpini sono gentiluomini e sono certo che saranno loro stessi a difendere la penna nera anche allontanando chi non è degno di tenerla in testa».

Ma guai a generalizzare e a fermare le adunate, è il sottotesto. Un monito che arriva anche da Marco Zocca. Assessore al bilancio, ma soprattutto alpino, l’esponente della giunta ha preso molto a cuore la questione, tanto che ieri in consiglio comunale si è presentato con il cappello pennato. Ripensa all’esperienza riminese che ha vissuto in prima persona: «C’erano 300 mila alpini, più altre 200 mila persone, tra cui tanti che erano lì solo per vivere un’occasione di festa». E conclude: «Con numeri del genere può capitare succedano episodi di maleducazione. Questo non giustifica chi li ha compiuti, certo. Ma non si può condannare un corpo che ha sempre dato tanto alla collettività. Oltretutto, proponendo di sospendere le adunate: un’idea ridicola e antidemocratica».

Laura Pilastro

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