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Il caso

Ciclabile della Valsugana ancora chiusa dopo la frana. «Danno grave all’economia dell’area»

di Michela Cola
L’anno scorso 700mila passaggi. E mentre l’estate si avvicina, restano incerti i tempi per la riapertura del tracciato.
Dal 24 gennaio la ciclabile in Vallata è chiusa per una  frana
Dal 24 gennaio la ciclabile in Vallata è chiusa per una frana
Dal 24 gennaio la ciclabile in Vallata è chiusa per una  frana
Dal 24 gennaio la ciclabile in Vallata è chiusa per una frana

Restano incerti i tempi sulla riapertura della ciclabile Valsugana chiusa nel tratto fra Piovega di sotto ed il ponte di Primolano dallo scorso 24 gennaio, giorno in cui a cadere sull’infrastruttura è stato un grosso masso staccatosi dal fronte altopianese. E in Vallata c’è preoccupazione ma anche malumore fra gli amministratori e gli operatori turistici. La situazione della parete rocciosa sopra la ciclopista non prospetta nulla di buono e i termini restano indefiniti. 

Enego

«Al momento nessun pronostico può essere fatto» afferma il sindaco di Enego, Marco Frison, a cui spetta la gestione della frana. Dopo le indagini eseguite dai tecnici dell’Arpav nei mesi scorsi, il comune è ancora in attesa di ricevere, ma dovrebbe arrivare a giorni, la relazione geologica della regione Veneto sulle condizioni della parete rocciosa che farà stabilire il tipo di intervento utile alla messa in sicurezza. Un’idea nel frattempo Frison se l’è fatta avendo dato incarico alla Gheller di Valbrenta di fare alcune verifiche ed eseguire i primi, se pur piccoli, disgaggi. «La situazione non è rosea, in parete ci sarebbe un altro masso pericolante – riferisce – e solo con la relazione della Regione capiremo se realizzare un vallo, una rete paramassi o l’allungamento della tettoia protettiva che già esiste sulla pista». In Comune è tutto pronto per assegnare l’incarico del progetto esecutivo ad un’azienda specializzata e poi procedere con l’intervento risolutivo ma a mancare, al momento, sono i soldi. «Ho già parlato con la vicepresidente regionale, Elisa De Berti, per ottenere dei finanziamenti perché non sarà un’operazione di poco conto, la situazione è complessa». 

Valbrenta 

Sulla compartecipazione alla spesa non si tira indietro nemmeno Luca Ferazzoli, sindaco di Valbrenta, «si fa fronte comune, siamo pronti a supportare in modo totale – sottolinea –. La ciclopista è prioritaria per lo sviluppo del nostro territorio sul quale abbiamo investito molto e lo scenario negativo che si prospetta ci spaventa. Il nostro timore è che la prolungata chiusura della ciclabile faccia sfumare l’appeal della valle e il turismo dirottato altrove tolga un importante indotto economico alle nostre comunità» commenta. 

Gli operatori turistici

Dello stesso parere è Romano Cornale che, nel suo locale a Piovega di sotto, gestisce un bicigrill e che di numeri se ne intende. «Sono state stimate dalle 250 alle 300 mila bici in transito all’anno – afferma – ma i numeri del cicloturismo sono in decisa crescita. È stata definita una delle più belle ciclabile d’Italia dove paesaggi e culture variano in continuazione, una valle da sempre importante collegamento fra i popoli germanici e quelli latini. Il 70% dei ciclisti si sposta verso nord ma a scendere sono soprattutto stranieri essendo la Valsugana parte della ciclabile Monaco-Venezia. Non possiamo permettere che su di essa l’interesse cali» considera.

Per bypassare il tratto interdetto ora si deve prendere il treno tra Cismon e Primolano o in bici fare una deviazione fino ad Arsiè per scendere nuovamente a valle. «Bisogna fare presto» ancora Ferazzoli ma anche degli operatori economici e dei tanti appassionati di sport all’aria aperta.

«Con la ciclabile del Brenta chiusa, l'economia turistica bassanese è in pericolo - avverte l’albergatore Roberto Astuni - La ciclabile del Brenta, che lo scorso anno ha registrato circa 700.000 passaggi univoci, molti dei quali di turisti tedeschi che percorrono la ciclabile appunto da Monaco a Venezia, quest’anno non è praticabile a causa della frana di qualche mese fa, che ha interessato l’area di Primolano, in particolare nel comune di Enego. Quindi le biciclette non possono transitare né verso nord, né verso sud. Ovviamente lascio immaginare quanto possa essere il danno economico che creerà questa situazione, come lo è stata per qualche mese per le attività economiche in Valsugana. E come se non bastasse, l'alternativa del treno è un'illusione, con i treni che possono trasportare solo una misera manciata di bici (4) e i bus sostitutivi che addirittura non le caricano».

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