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L'intervista

Il presidente degli alpini Favero: «Adunata, chi ha sbagliato paghi. Ma tuteleremo il nostro nome»

di Valentino Gonzato

Sono passati quasi due mesi dall’adunata nazionale degli alpini a Rimini. I canti tradizionali delle penne nere e le note che accompagnano la sfilata sono una eco lontana. Così come il clamore mediatico provocato dalle presunte molestie a centinaia di ragazze denunciate dall’associazione locale transfemminista “Non una di meno”. Che, pare, si siano tradotte in una sola denuncia formale contro ignoti presentata alle forze dell’ordine. «Le notizie che abbiamo sono sempre le stesse: c’è una sola denuncia formale. Altre, per il momento, non ce ne sono state. Noi, dal canto nostro, abbiamo costituito un gruppo di lavoro per raccogliere e capire cosa può essere successo e poi trovare anche le soluzioni più idonee», spiega il presidente nazionale dell’Ana Sebastiano Favero.

Presidente, state dunque pensando di passare al contrattacco e di denunciare l’associazione che ha sollevato il caso?
Se ci saranno le condizioni per farlo, certamente lo faremo. Perché un conto è il comportamento dei singoli, che noi ovviamente, se c’è stato, siamo i primi a condannare con forza e a intervenire anche nei confronti del singolo se è un nostro associato. Dall’altro lato, però, non possiamo accettare che il mal comportamento di qualcuno venga generalizzato in un fatto che siano tutti gli alpini irrispettosi, come qualcuno pare abbia scritto. Ripeto, chi ha sbagliato è giusto che paghi. Noi siamo a chiedere scusa a chi è stato eventualmente offeso. Però sono fatti personali, non sono fatti legati all’associazione. La storia sia dell’associazione che del corpo degli alpini, che quest’anno fa 150 anni, lo sta lì a dimostrare: i fatti sono diversi. Gli alpini sono abituati a essere gente sempre pronta a dare e mai a chiedere. Credo che anche la pandemia lo abbia abbondantemente dimostrato.

Chi sbaglia paga vale anche per chi vi ha accusato?
Io non sono un legale. Finché non abbiamo dati in mano, non voglio dire contro chi o contro cosa agiremo. Stiamo valutando. Quando avremo in mano dei dati, prenderemo le decisioni opportune.

Anche perché c’è il precedente del 2018, quando la stessa associazione aveva puntato il dito contro le penne nere durante l’adunata di Trento accusandole di molestie, giusto?
Sì, stiamo raccogliendo dati relativi anche a quell’episodio, che poi non è più andato avanti perché pare che a monte anche lì ci siano state delle situazioni quantomeno non chiare che vogliamo chiarire.

È dunque possibile che ricorrete alle vie legali sia per i presunti fatti di quest’anno sia per quelli del 2018?
Direi principalmente per quelli di quest’anno. Quello del 2018 è ormai un fatto abbastanza finito e definito lì perché non c’è stata, al di là di alcune segnalazioni, nessuna denuncia.

Quella volta l’associazione vi aveva chiesto scusa quando eravate pronti a sporgere una denuncia, è corretto?
Così risulta sul nostro verbale. Ripeto, voglio verificare perché la vicenda di Trento l’avevo seguita solo dall’esterno avendo avuto la comunicazione che si era chiuso tutto, per cui per me così era.

Che idea si è fatto delle accuse che vi sono state mosse?
L’idea che molto probabilmente la cosa, non dico fosse stata preparata, ma quantomeno pensata. Questo mi dispiacerebbe. Ma le testimonianze di solidarietà che abbiamo ricevuto dalla gente sono notevoli e sono quelle che dimostrano che la gente ha capito. Generalizzare è sbagliato e questa è la cosa che ci dispiace di più e che vorremmo fosse chiarita fino in fondo.

Insomma, sarebbe stata architettata contro di voi una “macchina del fango”?
L’impressione è che qualcosa sia nato proprio in questa occasione, perché gli alpini finora sono sempre stati l’immagine della correttezza e dell’impegno. E continueremo a esserlo, decisi fino in fondo. Non ci fermiamo.

Le hanno fatto più male la campagna dell’associazione transfemminista oppure certi commenti da parte di politici?
Anche certi commenti hanno fatto sicuramente male e anche certe uscite di qualche giornale nazionale. Generalizzare è una cosa sbagliata. Noi non siamo per generalizzare soprattutto quando parliamo di un’associazione e di un corpo, come quello degli alpini, che ha fatto la storia dell’Italia.

Anche la petizione che chiedeva di sospendere le vostre adunate pare non stia raccogliendo le firme che gli organizzatori si auspicavano. Intanto il vostro prossimo appuntamento è già tutto esaurito. Insomma, c’è voglia di ospitarvi.
Sì, infatti. A Udine è già tutto esaurito. Siamo già al lavoro per gli alpini e i nostri associati. Purtroppo il cappello alpino, se non ha il fregio, può essere acquistato anche da qualcuno che non è alpino o associato. Sono preoccupato proprio di questi fenomeni, che, devo dire la verità, sono capitati anche in altre adunate nei momenti di libertà, sui quali noi non abbiamo il potere di controllo, che spetta per legge alle forze dell’ordine.

Purtroppo il recente episodio di molestie ad alcune ragazze accaduto su un treno per Milano dimostra che certe situazioni possono capitare anche al di fuori di una manifestazione che richiama migliaia di persone. 
Vero. Anche lì, per i fatti accaduti sul treno, non è giusto condannare l’appartenenza di chi li compie, ma si deve condannare solamente chi lo ha fatto.

Si riferisce alle origini straniere di alcuni dei presunti autori?
Esatto. Lì mi pare che non sia successo, invece a Rimini si è generalizzato. Questa è la cosa sbagliata e che è stata sbagliata, perché molti commentatori e molti media hanno generalizzato senza mai verificare i fatti. A oggi c’è una sola denuncia, lo ribadisco.

Tra coloro che hanno generalizzato per i fatti di Rimini ci sono stati anche dei politici?
Appunto. Noi, comunque, siamo ancora per un’Italia che riteniamo migliore e sono convinto che la gente è migliore di chi cerca in tutti i modi di rovinare immagini che non meritano di essere assolutamente meritate. 
Quando ci metterà il vostro pool di avvocati per trarre le conclusioni e sporgere denuncia?
Mi hanno detto che ci vuole pazienza con queste cose, che ci vuole tempo. Credo che ci lavoreranno ancora un mese, un mese e mezzo. 

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